Interview with Fabio Baldazzi, the General Manager of Caviro

Your biomethane plant, the first in Italy within the agro-industrial cycle, was inaugurated on June 6th. How much time passed between its design and its realization?

We came up with the idea in 2014, following the release of the first Biomethane Decree. After this came an intense phase of studying the state of the art to identify the best available technologies, which, in 2018, finally led to the final version of the project. After the release of the new decree, we were then ready to start the implementation phase, which took about 12 months.

Did you encounter any difficulties? If so, what were they?

Like many avant-garde initiatives, the main difficulties concerned the lack of previous experience. This was addressed by including a preliminary study and design phase. In addition, an element that is very important to consider for this type of project is the time needed to make connections to the gas distribution and transport grid.

Do you have any advice for those who are doing something similar?

In order to tackle a project of undoubted importance and complexity, we immediately decided to focus on the human and professional aspect even before making the technological decision. Alongside our team of experienced colleagues, we have added a number of new resources, young engineers under 30 who are very motivated, entirely dedicated to the biomethane project, and excited to have this experience with us.

Which upgrade technology did you choose?

We have chosen a membrane upgrading technology whose main strengths are the modularity and the production of two high-purity output currents: one of biomethane and the other of CO2, which can also be recovered and enhanced.

What is the destination of the biomethane produced?

The biomethane produced is fed under high pressure into the national transport grid with the vehicle filling stations as the final destination.

We know that you have also introduced Co2 recovery technology. Why did you make this choice?

We have already signed an agreement with a major player in the sector which will allow us to recover the CO2 component, avoiding its atmospheric emissions and reusing it in many sectors. A challenge that demonstrates, once again, how the Caviro Group wants to continue along the path of environmental sustainability and the circular economy.

What is the production cycle of the biogas plant?

Our production cycle deals with a mix of distillery bourdens (liquid waste from distillation activities) and liquid or palatable effluents that are delivered to us by a large number of companies in the agro-industrial sector (dairy, confectionery, food, etc). The digestate produced is then centrifuged and separated into a liquid fraction, which is sent to the oxidative phase of the company’s purifier and a solid phase, which is sent for spreading in agriculture, bringing  essential  organic  matter and nutrients to the soil.

Does Caviro have other recent or upcoming projects that express a propensity for innovation?

Caviro intends to continue its commitment to developing innovative processes and products. Specifically, the challenges we intend to face in upcoming years include the development of new fertilizers, the continuous evolution and improvement of our purification technologies and biogas production, and making further efforts in the biofuels sector.

Inaugurato il primo impianto di biometano agro-industriale

Intervista a Fabio Baldazzi – Direttore Generale Caviro

Il 6 giugno c’è stata l’inaugurazione del vostro impianto di biometano. È il primo in italia all’interno del ciclo agro- industriale. Quanto tempo è passato dall’idea progettuale alla realizzazione?

L’idea è partita nel 2014 a seguito dell’uscita del primo decreto Biometano, vi è stata negli anni a venire una intensa fase di studio dello stato dell’arte per l’individuazione delle migliori tecnologie disponibili che ha portato infine nel 2018 alla versione definitiva del progetto; all’uscita del nuovo decreto eravamo quindi già pronti all’avvio della fase realizzativa, che ha richiesto un periodo di circa 12 mesi.

Avete incontrato delle difficoltà? Eventualmente, quali?

Come molte iniziative all’avanguardia, le principali difficoltà hanno riguardato la mancanza di esperienze pregresse; tutte le avversità sono state quindi affron- tate con una fase preliminare di studio e progettazione molto forte. Inoltre un elemento che può vincolare molto questo tipo di progetto sono i tempi necessari per la realizzazione degli allacciamenti alle reti di distribuzione e trasporto del gas.

Avete un consiglio da dare a chi sta intraprendendo lo stesso percorso?

Per affrontare un progetto di indubbia rilevanza e complessità abbiamo deciso sin da subito di puntare sull’aspetto umano e professionale prima ancora che sulla scelta tecnologica. A fianco al team di colleghi esperti già presenti all’interno della struttura, abbiamo affiancato un nucleo di nuove risorse rappresentate da ingegneri giovani under 30 molto motivati, interamente dedicati al progetto bio- metano ed entusiasti di fare questa esperienza insieme a noi.

Quale tecnologia di upgrading avete scelto?

Abbiamo scelto una tecnologia di up-grading a membrane i cui principali punti di forza sono la modularità e la produzione di due correnti in uscita di elevata purezza: una di biometano e l’altra di CO2, che può così anch’essa essere recuperata e valorizzata.

Che destino ha il biometano prodotto?

Il biometano prodotto viene immesso ad alta pressione nella Rete di Trasporto nazionale con destinazione finale le stazioni di rifornimento di autoveicoli.

Sappiamo che avete introdotto anche la tecnologia per il recupero della CO2, perché avete fatto questa scelta?

Abbiamo già sottoscritto un protocollo d’intesa con un importante operatore del settore che ci consentirà di recuperare la componente CO2, evitando la sua immissione in atmosfera e destinandola a un riutilizzo in molteplici settori. Una sfida che dimostra, ancora una volta, come il Gruppo Caviro voglia proseguire nella strada della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare.

Qual è il ciclo produttivo dell’impianto biogas?

Il nostro ciclo produttivo tratta un mix di borlande di distilleria (scarti liquidi delle attività di distillazione) e reflui liquidi o palabili che ci vengono conferiti da un grande numero di aziende del settore agro-industria- le (lattiero-caseario, dolciario, alimentare, ecc).

Il digestato prodotto viene quindi centrifugato e separato in una frazione liquida, che viene inviata alla fase ossidativa del depuratore aziendale e una fase solida, che viene inviata a spandimento in agricoltura apportando essenziale sostanza organica e nutrienti ai terreni.

Caviro ha altri progetti, recenti o futuri, che esprimono propensione all’innovazione?

Caviro ha intenzione di proseguire nel suo impegno a sviluppare processi e prodotti innovativi, in particolare le sfide che intendiamo affrontare nei prossi- mi anni riguardano lo sviluppo di nuovi fertilizzanti, la continua evoluzione e miglioramento delle nostre tecnologie di depurazione e produzione di biogas, nonché impegnare ulteriori sforzi nel settore dei bio- carburanti.